La classe è il campo di un incontro/scontro di forze inconsce. Esse possono emergere attraverso una grande varietà di sintomi: collera, forme di mutismo, insuccessi scolastici, ecc.
Queste forme vengono giudicate sempre in modo negativo dall'insegnante e anche dai compagni.
La Psicoanalisi invita a interpretare tali sintomi e a cercarne le cause, che spesso vanno ricercate nel passato dell'individuo.
La psicoanalisi offre all'insegnante strumenti utili per capire, non solo gli studenti, ma anche se stesso.
Il maestro può rispondere adeguatamente ai comportamenti inconsci del bambino e dell'adolescente aiutandolo a risolvere delle difficoltà eventualmente incontrate, se ha un buon controllo delle prorpie emozioni, condizione definita "maturità emotiva".
IL GIOCO DELLA PSICOANALISI DEL BAMBINO
Secondo Melianie Klein (Vienna 1882- Londra 1960), psicoanalista austriaca britannica, la tecnica del gioco da lei utilizzata nella psicoanalisi infantile ha la stessa funzione che hanno le "associazioni libere" nell'analisi degli adulti.
L'analista deve interpretare il gioco e l'utilizzo del giocattolo del bambino e far emergere così, attraverso i suoi processi inconsci l'origine delle sue ansie, paure e sensi di colpa. Il bambino dev'essere messo in condizione di sperimentare liberamente le sue emozioni e le sue fantasie, servendosi di materiali appropriati, cioè oggetti piccoli, semplici, non meccanici, che si prestino a creare le situazioni più diverse. Spesso nel gioco, il bambino, manifesta la sua aggressività e i suoi impulsi distruttivi, ad esempio rompendo un giocattolo. In questo caso il compito dell'analista è quello di osservare, comprendere e comunicare al bambino ciò che avviene in lui, senza esprimere valutazioni morali e senza voler esercitare alcun ruolo educativo nei suoi confronti.
Melanie Klein (1882-1960) |